Il proibizionismo e le ricette di birre perdute
11 Mar 2022
Con proibizionismo comprendiamo il periodo fra il 1920 e il 1933 in cui negli Stati Uniti d’America venne sancito il bando sulla fabbricazione, importazione, vendita e trasporto di alcool.
Nato su pressione di diversi gruppi religiosi e politici caratterizzati da un forte moralismo accompagnato da fondamentalismo, il Volstead Act – il bando sull’alcool – portò a una serie di conseguenze che fecero fiorire i gangster grazie al contrabbando di alcolici.
Infatti, quelli che oggi ricordiamo come i ruggenti anni venti, sono direttamente collegati alla nascita e all’arricchirsi delle organizzazioni criminali che approfittarono di un vuoto e seppero riempirlo. Le prime conseguenze furono la comparsa di alcol sul mercato nero, l’aumento di valore in quanto bene raro e la nascita di laboratori clandestini di produzione di birra o superalcolici tagliati e adulterati con coloranti.
Una delle particolarità di questo periodo furono gli speakeasy, ovvero dei club per il cui ingresso serviva la parola d’ordine, in cui si poteva bere di nascosto.
Una delle conseguenze del proibizionismo in America fu la perdita di tante ricette di birra che in seguito furono recuperate a livello locale, almeno in parte.
La Kentucky Common ad esempio, prevedeva uno stile molto antico nato a Louisville dopo la guerra di secessione e morto col proibizionismo. Questa birra era economica perché usava materie prime locali e di rapida produzione, pronta per essere consumata nei saloon. Costituiva addirittura il 75% del consumo di birra del Kentucky.
La Pre Prohibition Lager era una Lager da 5% prodotta con malto esastico e mais prima del proibizionismo che per fortuna venne recuperata dagli homebrewer negli anni ’90.
La Pre Prohibition Porter era una versione meno amara dell’attuale Porter, caratterizzata da un sapore caramellato dato da melassa e mais. Nativa della Pennsylvania, finito il proibizionismo non ha avuto una grande fortuna commerciale.
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